Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca
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Discorso di Sua Santità il Patriarca Kirill alla riunione del Santo Sinodo il 13 aprile 2021
Il 13 aprile 2021 nella Sala del Trono della residenza patriarcale e sinodale nel Monastero Danilov (di San Daniele) a Mosca Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus’ ha presieduto una riunione del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa. Prima di cominciare la seduta il Patriarca si è rivolto ai membri del Sinodo con un discorso di apertura:
Saluto tutti i membri del Santo Sinodo.
Spero che noi tutti comprendiamo bene che pure durante una riunione del Santo Sinodo vanno indossate le mascherine. Veramente, il nostro popolo e tutti noi stiamo attraversando prove non facili, causate dalla diffusione del virus. E non solo il nostro paese, non solo i paesi che fanno parte del territorio della responsabilità pastorale della Chiesa ortodossa russa, ma tutto il mondo.
Ciò che sta succedendo è davvero una pandemia, nel senso che ovunque, dappertutto è presente questo virus. Perciò penso che le misure adottate dalle autorità della Chiesa ortodossa russa riguardo alla frequentazione delle chiese siano state opportune e questo ha impedito la tendenza già spuntata di accusare la Chiesa, come talvolta succede, della diffusione del virus. Viene regolata la frequentazione degli uffici liturgici, la gente viene sistemata in maniera corretta all’interno delle chiese, è prescritto l’uso delle mascherine e un modo particolare della comunione. Certo, ci sono sempre scontenti, alcuni criticano le misure adoperate per impedire la diffusione del virus, ma la maggioranza assoluta accetta queste misure con comprensione.
Non mettiamo assolutamente in dubbio il potere curativo del Santissimo Sacramento! E il fatto che dopo la comunione della gente i nostri diaconi consumano il Sacramento da un calice comune e nessuno di loro si è contagiato e non sarà mai contagiato, n’è una prova. Dove non c’è un diacono, lo fanno i sacerdoti e anche il vostro indegno Patriarca e Primate, quando celebra la Divina liturgia. Nella mia cappella privata, dove c’è anche la gente che si comunica, dopo la Divina liturgia che celebro senza diacono consumo il Santissimo Sacramento senza alcun dubbio, con piena convinzione che quando ci comunichiamo al Corpo e al Sangue di Cristo, ci comunichiamo a un grande Sacramento che non è esposto a nessun virus, nessun male, perché è il Santissimo comunicato ai santi.
Penso che sia necessario ancora vivere un periodo di limitazioni. Vengono elaborati dei nuovi modelli di lavoro pastorale con la gente. Vorrei annotare con gratitudine il servizio devoto dei nostri pastori negli ospedali, pure il servizio pastorale ai malati del covid nei reparti malattie infettive. Ci sono anche perdite nel clero, ne ho già parlato pubblicamente e abbiamo cantato una “Memoria eterna” alla riunione del Consiglio ecclesiastico supremo. Conservo la memoria grata del sacrificio dei nostri chierici i quali sono rimasti fedeli alla loro vocazione e non hanno avuto paura del virus, della morte e fino alla fine facevano il loro dovere pastorale. Che riposino in pace.
Spero che questa grave tribolazione passerà e la Chiesa, il popolo, i nostri paesi torneranno alla vita non adombrata dalla diffusione del virus pericoloso. Ma l’esperienza che abbiamo avuto ci ha arricchiti tutti. Ci ha aiutato a comprendere la grande gioia che ha ciascuno di noi quando partecipa alla liturgia in chiesa piena di gente. Oggi, quando in molti luoghi l’accesso alle chiese è limitato ed esse sembrano vuote, il cuore si stringe per questo quadro, però comprendiamo che anche quest’esperienza sia probabilmente necessaria. Perché si abitua a tutto, soprattutto a una cosa buona, e quando affrontiamo le difficoltà, ringraziamo il Signore per la grazia che ci dà, quando insieme a tutte le nostre comunità, possiamo frequentare chiese senza limitazioni, pregare e partecipare al Santissimo Sacramento.
Fratelli, continuiamo a pregare e lavorare, strettamente osservando tutte le prescrizioni sanitarie e sostenendo in questa osservazione il nostro popolo, affinché, con la speranza nella volontà di Dio, raggiungiamo il momento, quando questa prova sarà finita e potremo di nuovo celebrare così come siamo abituati nella nostra Chiesa e testimoniare la clemenza di Dio la quale sarà rivelata con la fine della pandemia e l’inizio di un tempo pacifico e tranquillo. Oggi preghiamo per questo.
Omelia
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