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Libro del Patriarca Kirill presentato in Grec…

Libro del Patriarca Kirill presentato in Grecia

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Il 13 dicembre 2011 è stata presentata a Salonicco, nel palazzo della Musica "Megara Musikis", l’edizione in lingua greca del libro del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, "Libertà e responsabilità: alla ricerca dell’armonia". La pubblicazione del libro è stata realizzata con il supporto dell'Arcidiocesi di Atene, della casa editrice "Al piano" e della Fondazione San Gregorio il Teologo.
L'evento ha visto la partecipazione del metropolita Antimo di Salonicco insieme al clero della metropolia, del Console Generale della Federazione Russa a Salonicco A. Popov, dei membri della delegazione della Chiesa ortodossa russa, di giornalisti e numeroso pubblico.

Il metropolita Antimo ha rivolto un breve saluto ai presenti. Egli ha sottolineato l’importanza della presentazione in corso, che testimonia "il rapporto speciale dei fratelli provenienti dalla Russia con il popolo greco".

Il metropolita Antimo ha poi dato un caloroso benvenuto al metropolita Hilarion, giunto a Salonicco appositamente per partecipare alla presentazione del libro. A suo parere, la collaborazione tra le Chiese ortodosse di Russia e Grecia è secondo la volontà di Dio, "perché Dio desidera tale unità".

Egli si è detto particolarmente felice della pubblicazione del libro del Patriarca Kirill in lingua greca, notando che già lo stesso titolo sta ad indicarne l’importanza.

Quindi ha preso la parola il metropolita Hilarion, che nel modo seguente ha tracciato la biografia del Patriarca e ne ha riassunto gli scritti.

“Il Patriarca Kirill, al secolo Vladimir Gundyaev, è nato nel 1946 a Leningrado, nel dopoguerra. Suo padre e suo nonno erano sacerdoti, e in epoca sovietica sono stati perseguitati. Il nonno del Patriarca è stato in carcere per 46 anni. Il Patriarca Kirill è nato in uno dei più difficili momenti di persecuzione per la fede in Unione Sovietica. Nel periodo del dopoguerra, gli anni ‘40-'50, la persecuzione è continuata, anche se più blanda rispetto agli anni ‘20 e ‘30.

Il tempo della giovinezza e della formazione del Patriarca come membro attivo della Chiesa ha coinciso con una nuova ondata di persecuzioni, sotto Khruscev, quando era stato deciso di distruggere la Chiesa, non fisicamente, ma ideologicamente. Se negli anni ‘30 il clero fu perseguitato e ucciso, negli anni ‘60 il governo sovietico trovò un altro modo, più sottile, di convincere le persone a non frequentare la chiesa.

Era stata pianificata la graduale estinzione della Chiesa. I leader sovietici, che credevano fermamente che una società comunista potesse essere costruita in venti anni, allo stesso modo credevano che la Chiesa poteva morire da sola, come reliquia fuori moda del passato. Non è un caso che il leader sovietico Khruscev in quegli anni annunciò la volontà di mostrare in televisione "l’ultimo prete".
Ma poiché la Chiesa non era morta del tutto, il governo sovietico inventò nuovi modi per aiutarla a scomparire. Per esempio, tassò il clero con imposte di molte volte superiori al reddito. Tale tributo riguardava anche il padre del futuro Patriarca. Per pagare questo debito, egli fu costretto a contrarre cospicui prestiti presso parenti e conoscenti, e il futuro Patriarca, fino al momento in cui divenne vescovo, continuò a pagare i debiti del padre.

Ci furono ancora altri modi di diffamare la Chiesa. Ad esempio, alcune persone venivano fatte entrare in seminario, e alcuni diventavano anche sacerdoti, per poi abbandonare la fede in Dio pubblicamente e in modo scandaloso. Celebre fu il caso dell’arciprete Alexandr Osipov, docente all’Accademia Teologica di Leningrado, che rinnegò pubblicamente la fede e divenne ateo militante. Il futuro Patriarca trascorse l'adolescenza in tali circostanze.

Decisivo per il futuro Patriarca fu l’incontro con il metropolita di Leningrado e Novgorod Nicodemo. In queste condizioni difficili, quando lo Stato aveva scommesso sulla progressiva distruzione della Chiesa, egli si impegnò in difesa della Chiesa, che non solo non morì,  ma al contrario rinacque. In particolare, egli esortò la leadership sovietica a presentare la Chiesa sulla scena internazionale. E affinché la Chiesa fosse adeguatamente rappresentata sulla scena mondiale, fu necessario avere giovani pieni di talento e capaci.
Queste persone furono scelte dallo stesso metropolita Nicodemo nei seminari teologici e nelle accademie. Furono mandati per alcuni anni in servizio all'estero, poi tornarono in Unione Sovietica, divennero vescovi, occuparono le sedi episcopali, che erano rimaste libere dopo la morte dei vescovi anziani. Su queste sedi, il governo sovietico non aveva permesso di mettere nuovi vescovi, in quanto aveva deciso di distruggere gradualmente la Chiesa.

Il futuro Patriarca Kirill è stato uno degli eletti del metropolita Nicodemo. In età molto giovane, quando si domandava che cosa fare della sua vita, conobbe il metropolita Nicodemo, e gli chiese: entro al dipartimento di fisica dell’università o al seminario? Il metropolita Nicodemo gli disse di entrare in seminario. Quattro anni dopo, Padre Kirill si laureò in Teologia presso il Seminario e l’Accademia teologica e fu inviato a Ginevra, dove trascorse altri quattro anni. Poi tornò in Russia e all'età di 28 anni divenne rettore dell'Accademia teologica di Leningrado, incarico che svolse per dieci anni. Durante questo periodo, la Scuola teologica di Leningrado ha vissuto una vita attiva con la partecipazione dei giovani e la lettura della Bibbia. Per la prima volta, la Scuola fu aperta alle ragazze e alle donne che volevano studiare teologia.

L'attività del giovane rettore non piacque alle autorità, e nel 1984 l’arcivescovo Kirill venne rimosso dall’incarico di rettore dell'Accademia teologica e assegnato ad una delle più povere sedi episcopali, a Smolensk.

Questa nuova tappa della sua vita coincise con una nuova tappa della vita della Chiesa, la quale, dopo sette decenni di persecuzioni, cominciava ad uscire dalla clandestinità. Allora lo Stato aveva indebolito la presa sulla Chiesa; poi avvenne il suo crollo, e dal grande impero si formarono 15 stati indipendenti. Fu in questa epoca che il metropolita Kirill è stato chiamato a guidare il Dipartimento per le relazioni esterne, che a quel tempo era il cervello principale della Chiesa ortodossa russa. I compiti di questo organismo ecclesiale non si limitavano alle sole attività internazionali, ecumeniche e interreligiose: il compito più difficile e più esigente è stato quello di costruire il rapporto tra Chiesa e Stato. In effetti, per la prima volta in molti secoli, la Chiesa si è trovata in una situazione di libertà. Per la prima volta si è trovata in una situazione in cui non era costretta da nessuno nelle sue decisioni, e tutte le soluzioni le ha prese da sola; quando è stato necessario, si è dovuta adattare ai rapporti Chiesa-Stato che dettava lo Stato, ma non appena è stata in grado di sviluppare un modello proprio di rapporti con lo Stato, ha realizzato la sua libertà interiore.

Al fine di sviluppare un modello per determinare la posizione della Chiesa in una società in rapido cambiamento, è stato necessario un enorme lavoro intellettuale e spirituale. Questo lavoro è stato fatto dal metropolita Kirill e dalla squadra che era con lui nel Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato.

Uno dei frutti di questo lavoro è stato il documento "le basi della concezione sociale della Chiesa ortodossa russa", documento senza precedenti per la sua portata. Esso definisce il rapporto della Chiesa con il mondo esterno e dà la risposta ufficiale della Chiesa a molte delle questioni sociali e morali di oggi, comprese le questioni di bioetica.

Un altro frutto di questo lavoro intellettuale è stato il libro che noi oggi presentiamo ai lettori greci. Questo libro è stato scritto dal Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, anche se in quegli anni era metropolita di Smolensk e Kaliningrad. Esso copre il periodo dal 1999 al 2008, che ha preceduto l'elezione del metropolita Kirill al trono patriarcale di Mosca. Questo libro, come una goccia d'acqua, riflette la storia della nostra Chiesa e della nostra patria, dalla fine del XX secolo all’inizio del XXI secolo”.

Il libro parla delle sfide affrontate dalla Chiesa dopo 70 anni di potere ateo. Dal punto di vista del Patriarca, la principale di queste sfide è l'ideologia liberale laica, imposta come universalmente valida per tutti i settori della vita.

L’autore del libro è convinto che la religione dovrebbe riflettersi nella vita quotidiana. "La fede non può essere solo una convinzione intellettuale, non può essere percepita come una questione particolare di un individuo particolare - ha detto il metropolita Hilarion durante la presentazione del libro. – Non si può essere credenti soltanto nella propria parrocchia e a casa, e non nella società. Il cristianesimo è uno stile di vita, non è solo un pensiero. Di conseguenza, se un cristiano è una figura pubblica, le sue dichiarazioni e le sue azioni devono essere motivate dalla fede cristiana. Se un cristiano è impegnato in politica, la sua fede deve manifestarsi nella sua attività politica. "La Chiesa non impone nulla, tuttavia ritiene necessario partecipare alla discussione pubblica. L’autore del libro - ora Sua Santità - insiste sul fatto che l'ideologia liberale laica è fondamentalmente senza Dio, e non può essere presa come linea generale, obbligatoria per tutte le persone" – ha continuato il metropolita Hilarion.

Il pericolo non è la coesistenza di diversi paradigmi filosofici, ma il paradigma secolare imposto alla società nel suo insieme e considerato come normale. "Per la persona religiosa, libertà non significa permissivismo. C'è una scala assoluta di valori morali, una sorgente che è Dio stesso ed i suoi comandamenti. I cristiani dovrebbero avere il diritto di vivere secondo le proprie convinzioni, quindi, la norma laica liberale non può essere imposta, non può essere alla base della legislazione, diventare l'unica base per il discorso politico, influenzare la teologia e la pratica ecclesiale", - ha detto il metropolita.

Il Patriarca Kirill, nel suo libro "Libertà e responsabilità: alla ricerca dell’armonia", parla della libertà, che non significa libertà dai precetti morali e dalle leggi, né anarchia, egoismo o edonismo. Il Patriarca esorta tutti alla libertà dal peccato, la quale favorisce la crescita spirituale dell'individuo.

Il metropolita Hilarion è convinto che finché durerà la controversia tra visione religiosa e laica, il libro del Primate della Chiesa russa manterrà la sua attualità. "Ci auguriamo che questa disputa, che probabilmente continuerà fino alla fine dei tempi, si concluderà con la vittoria della verità sulla menzogna e di Cristo sull'Anticristo" - ha detto in conclusione il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.

Alla fine della manifestazione, il coro San Giovanni di Damasco della metropolia di Tessalonica ha eseguito alcuni canti natalizi.

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