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Il Patriarca al Congresso mondiale dei connaz…

Il Patriarca al Congresso mondiale dei connazionali

Si è svolto a Mosca il 5 e 6 novembre 2015 il V Congresso mondiale dei connazionali residenti all'estero. Al forum, che si tiene nell’anno del 70° anniversario della Grande Vittoria sotto lo slogan «Ricordiamo e ce ne gloriamo!», hanno partecipato circa 400 delegati provenienti da 97 Paesi.

Nel suo discorso alla sessione plenaria il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha preso atto del ruolo sempre più importante della Chiesa ortodossa russa nel rafforzare i legami culturali con i connazionali russi. Secondo il Capo dello Stato, il popolo russo all’estero ha sempre unito persone di diverse nazionalità e religioni, che oggi lavorano insieme per rispondere alle sfide che affliggono il Paese.

Vladimir Putin ha anche sottolineato la necessità di promuovere l’insegnamento in lingua russa all’estero. Secondo il Presidente, è già stato elaborato il concetto di «scuola russa all'estero». Lo scopo di tali scuole è quello di promuovere metodi di insegnamento, istruzione, formazione, facilitare lo studio della lingua russa e delle materie che sono rilevanti per la Russia (per esempio, la storia e la geografia del Paese), promuovere lo sviluppo della sua cultura e delle arti. «È chiaro che abbiamo bisogno di fare un uso più efficiente delle strutture extrascolastiche, quali le scuole domenicali della Chiesa ortodossa russa e altri centri educativi delle nostre religioni tradizionali», ha detto il Capo dello Stato.

Poi ha preso la parola Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill. Come ha osservato Sua Santità, la secolare storia della Russia dimostra chiaramente che la capacità di superare le divisioni e agire insieme di fronte alle sfide esterne e interne è sempre stata una delle caratteristiche essenziali del popolo russo. «L'unità interna offre molte possibilità, perché dove c'è unità, ci sono anche la forza invincibile e la fraternità spirituale; dove c'è unità, c'è anche il vero amore e il sostegno reciproco», ha detto il Primate della Chiesa russa. «Grazie all’unità sono stati resi possibili grandi successi storici...». Sua Santità ha ricordato a tutti i presenti che un esempio di tale unità del popolo è stata mostrata durante la Grande Guerra Patriottica, della quale si celebra quest’anno il 70° anniversario della Vittoria.

«Tuttavia, non ci sono state solo vittorie nella storia della nostra Patria. Noi non dimentichiamo le sconfitte, causate dall'indebolimento spirituale del popolo e dal rifiuto dell'unità», ha aggiunto Sua Santità il Patriarca Kirill. Tra le sconfitte spirituali si annoverano la rivoluzione del 1917 e la guerra civile fratricida, che hanno provocato un'ondata senza precedenti di emigrazione. La Rivoluzione d'Ottobre, la morte della famiglia reale, lo scandalo dell'illegalità, il terrore e le grandi repressioni hanno causato una tragedia terribile per il popolo. Il Paese ha perso milioni di suoi cittadini, che o sono morti o sono stati costretti a lasciare la Russia.

Coloro che erano in terra straniera si sono trovati di fronte a un dilemma: o perdere la propria identità spirituale e culturale, portare risentimento verso il proprio Paese e il popolo, e infine assimilarsi con altri popoli, o dimostrare la propria capacità di unirsi. «I nostri emigranti hanno creato il fenomeno della diaspora russa, il segno distintivo della quale non è stato solo l’alto livello intellettuale nel campo della scienza, dell’arte, della tecnologia, ma anche la capacità di conservare la propria fede e i valori spirituali, la propria lingua e cultura», ha detto Sua Santità. Essi sono rimasti sempre russi, ortodossi, hanno sempre creduto nella rinascita della Russia, verso la quale nutrivano un amore autentico, e tutto questo lo hanno trasmesso alle generazioni successive.

Secondo Sua Santità il Patriarca Kirill, «la Chiesa è stata di grande importanza per la plurimilionaria diaspora russa, è diventata una forza unificante, un centro di grande richiamo per i nostri fratelli e sorelle all’estero, offrendo loro consolazione e sostegno».

«Il desiderio dei nostri connazionali di conservare la fede dei loro antenati era così forte che queste persone, nei loro nuovi luoghi di residenza, come prima cosa si sono date da fare per costruire una chiesa, o almeno un locale per la preghiera - ha detto il Primate della Chiesa ortodossa russa. - Molti hanno messo a disposizione della Chiesa, come doni portati dalla Russia, le icone di famiglia e altri oggetti sacri, che si trovano ancora nelle nostre parrocchie all’estero. E hanno dato i loro risparmi per creare un luogo di preghiera e di consolazione spirituale. È significativo che questo sia accaduto sullo sfondo delle grandi difficoltà dovute all’inizio della loro vita di immigrati, quando si trovarono a abitare in rifugi temporanei».

Sua Santità ha condiviso con i partecipanti al forum i suoi ricordi del periodo in cui visse lontano dalla sua Patria, servendo come rettore della Chiesa della Natività della Santissima Madre di Dio a Ginevra. «Era una piccola chiesa, una cappella, con pochi fedeli, in quanto la gente aveva paura. Era il tempo della Guerra Fredda. Tuttavia, c'era un gruppo di parrocchiani, grazie ai quali è stato possibile condurre una vita liturgica regolare in chiesa. Dovevo riunire i rappresentanti della comunità degli emigrati post-rivoluzione, i loro figli e nipoti, e coloro che hanno lasciato la Patria successivamente. Ringrazio Dio per avermi permesso di fare questa esperienza e arrivare a conoscere le persone che erano state vittime della nostra tragedia nazionale, ma avevano conservato una fede profonda e l'amore per la propria Patria», ha detto il Primate della Chiesa russa.

Oggi la Chiesa ortodossa russa continua a svolgere la sua importante missione tra i connazionali residenti all'estero, ha testimoniato Sua Santità il Patriarca. «La Chiesa è stata e rimane custode dell’unità del popolo. Non permette che i credenti si dividano in base alla loro appartenenza etnica, territoriale o politica - ha detto Sua Santità. - Un principio importante per costruire le nostre parrocchie all’estero è quello di unire nella fede nonostante le differenze nazionali e linguistiche, e le convinzioni politiche. Tutto ciò che sta accadendo oggi di tragico, i difficili rapporti tra i popoli fratelli dell'ex Unione Sovietica (mi riferisco soprattutto alla tragedia ucraina), non ha modificato il carattere fondamentale della vita parrocchiale della nostra gente all'estero. Dove c’erano russi e ucraini, lì sono rimasti insieme. Forse non è un caso che le forze nazionaliste radicali in Ucraina cercano di indebolire la nostra Chiesa; sono ben consapevoli del fatto che, fin quando vi è uno spazio spirituale comune, senza sovranità, confini o conflitti economici, non possono distruggere questa unità spirituale».

Secondo Sua Santità, il nazionalismo estremo e la mancanza di volontà di vivere insieme con persone di altra nazionalità o di altra cultura è la principale minaccia per il mondo di oggi. «Queste persone non sono in grado di rimanere all'interno della Chiesa; se ne vanno... non sono d'accordo con i suoi messaggi fondamentali di unire le persone. Forse, è proprio per questo che la nostra Chiesa sta soffrendo oggi come nessun’altra organizzazione per le azioni compiute dalle forze nazionaliste radicali, che con la loro energia negativa alimentano il conflitto fratricida in Ucraina», ha concluso il Patriarca Kirill.

Alla plenaria sono intervenuti anche il presidente del Consiglio Federale della Russia V. Matvienko; il ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa e presidente della commissione delegata per gli Affari dei connazionali all'estero, S. Lavrov; il ministro della Cultura V. Medinskij; il presidente della Duma di Stato della Russia S. Naryshkin (messaggio letto dal presidente della commissione della Duma per gli affari della CSI e le relazioni con i connazionali L. Slutsky); il vice presidente del Consiglio mondiale dei connazionali russi, principe N. Lobanov-Rostovsky; il capo dell'Agenzia Federale per la Comunità degli Stati Indipendenti, i connazionali residenti all'estero e la cooperazione internazionale umanitaria (Rossotrudnichestvo) L. Glebova, e altri.

Tra i partecipanti alla cerimonia di apertura del forum c’erano, in rappresentanza della Chiesa ortodossa russa: il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca (Decr); il vescovo Sergij di Solnechnogorsk, capo della Segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, il vescovo Nestor di Korsun; il vescovo Antonij di Bogorodsk, responsabile delle istituzioni del Patriarcato di Mosca all’estero; lìarchimandrita Filaret (Bulekov), vice presidente del Decr; l’igumeno Arsenij (Sokolov), rappresentante del Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ presso il Patriarca della Grande Antiochia e di tutto l'Oriente; il sacerdote Sergij Zvonarev, segretario del Decr per i Paesi all’estero; lo ierodiacono Roman (Kiselev) e D. Petrovskij, dipendenti del Decr.

Al V Congresso Mondiale dei connazionali hanno partecipato anche i rappresentanti delle missioni diplomatiche del Patriarcato di Mosca: il segretario della diocesi dell'Aia e dell’Olanda, arciprete Grigory Krasnotsvetov; il rettore del Compound patriarcale a Dublino (Irlanda), arciprete Mikhail Nasonov; il rettore della Chiesa della Santissima Trinità a Ulan Bator (Mongolia), arciprete Aleksej Trubach; il rettore della Chiesa di San Sergio di Radonež a Johannesburg (Sudafrica), sacerdote Daniel Lugovoj; il rettore della parrocchia dei santi martiri Valentin e Pasikrat a Ulm (Germania), igumeno Maksim (Schmidt).

Alla sessione plenaria erano presenti anche membri del Consiglio della Federazione, deputati della Duma, rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri della Russia, capi degli organi federali e regionali, rappresentanti delle religioni tradizionali della Russia, personalità del mondo della cultura e pubbliche.

Il congresso ha continuato i suoi lavori anche il 6 novembre con le sessioni tematiche. Gli argomenti trattati hanno riguardato la tutela dei diritti dei connazionali, la memoria storica e la lotta contro i tentativi di distorcere la storia, le forme e i metodi di consolidamento delle associazioni dei connazionali, il ruolo dei giovani, il lavoro per la diffusione della lingua russa, cultura russa e formazione all'estero, il ruolo degli enti russi nel lavoro con i connazionali.

Nel corso del congresso di Mosca è stata esposta l'attuazione delle decisioni del IV Congresso Mondiale dei connazionali, e sono stati esaminati i progressi dei programmi nazionali incentrati sui connazionali all'estero, tra cui il programma federale «Lingua russa» e il programma statale per aiutare al reinsediamento volontario dei connazionali residenti all'estero nella Federazione Russa.

Il primo Congresso Mondiale dei connazionali si è tenuto nel 2001 a Mosca, il secondo - nel 2006 a San Pietroburgo, il terzo - nel 2009 a Mosca, il quarto - nel 2012 a San Pietroburgo.

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