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Statement del Workshop "Siria: si può restare…

Statement del Workshop "Siria: si può restare indifferenti?"

Il 13 gennaio 2014 si è svolta a Roma presso la Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano la conferenza internazionale "Siria: E 'possibile restare indifferenti?". La conferenza, cui hanno partecipato  esperti riconosciuti nel campo del diritto internazionale e della politica in Medio Oriente è stata convocata su iniziativa di Papa Francesco, alla vigilia della riunione sulla situazione in Siria "Ginevra-II», prevista per il 22 gennaio. I partecipanti alla riunione avevano il compito di  formulare raccomandazioni per il messaggio che Papa Francesco avrebbe inviato alla riunione. Riportiamo qui integralmente il testo della deliberazione che la Conferenza ha rivolto a Sua Santità il Papa Francesco.

 

 

Per Sua Santità Papa Francesco

 

Deliberazioni del Workshop della Pontificia Accademia delle Scienze sulla crisi in Siria e sulle speranze in vista della Conferenza di Ginevra II

 

13 gennaio 2014

 

L'orrore della violenza e della morte in Siria hanno condotto il mondo a una rinnovata riflessione, e quindi a una nuova possibilità di pace. La Conferenza di Ginevra II, che si terrà il 22 gennaio, permette al popolo siriano, alla regione e al mondo intero di concepire un nuovo inizio per porre fine alla violenza che ha provocato oltre 130.000 morti e ha lasciato un paese bellissimo nella rovina e nel caos. Dobbiamo perciò operare tutti in armonia e fiducia per tracciare urgentemente un percorso di riconciliazione e ricostruzione.

 

Il passo iniziale e più urgente, che trova d’accordo tutti gli uomini e le donne di buona volontà, è l’immediato cessate il fuoco e la fine di ogni tipo di violenza: una fine senza precondizioni politiche. Tutti i combattenti interni della regione devono deporre le armi; tutte le potenze straniere devono adottare misure immediate per fermare il flusso di armi e il finanziamento delle stesse, che alimenta l'escalation della violenza e della distruzione. La cessazione immediata della violenza è nell'interesse di tutti. È un imperativo umanitario, e rappresenta il primo passo verso la riconciliazione.

 

La fine dei combattimenti dev’essere accompagnata dall'avvio immediato dell’assistenza umanitaria e della ricostruzione. Milioni di siriani si trovano nella condizione di profughi. Innumerevoli sono i rifugiati, alloggiati temporaneamente presso i campi dei paesi confinanti. Questi profughi patiscono privazioni estreme e potenzialmente letali in termini di alimentazione, acqua potabile, servizi igienici, elettricità, ricovero sicuro, telecomunicazioni, trasporti, e altri bisogni umani fondamentali necessari per il buon funzionamento di ogni società. Facciamo in modo che la Siria possa intraprendere, con il pieno sostegno finanziario e umano mondiale, un percorso di ricostruzione, uno che possa iniziare ancor prima che siano risolte tutte le questioni politiche e sociali.

 

In questa ricomposizione essenziale i giovani e i poveri devono avere un ruolo privilegiato, con l’accesso al lavoro e ad una formazione che dia loro le competenze vitali per la ricostruzione. L'economia siriana è al collasso e la disoccupazione giovanile è dilagante. La rioccupazione dei giovani non solo soddisferà i bisogni materiali immediati, ma anche le urgenti esigenze sociali e personali. In questo modo, l'inizio della ricostruzione materiale può avere un ruolo ai fini delle urgenti necessità che la sopravvivenza comporta.

 

Il dialogo tra le comunità e la riconciliazione devono occuparsi inoltre dei bisogni urgenti di ricostruzione spirituale e comunitaria. La Siria ha una lunga, complessa e meravigliosa tradizione di pluralismo delle religioni, delle etnie e delle culture. La Santa Sede si impegna a sostenere tutte le fedi religiose e le comunità in Siria, per raggiungere una nuova comprensione e un ripristino significativo della fiducia, dopo anni di violenze tra comunità.

 

È risaputo che la guerra in Siria ha tratto la sua violenza dai conflitti e dalla profonda sfiducia nella regione. Come molti hanno notato, il conflitto in Siria ha avuto a che fare più spesso con le rivalità dei poteri regionali e internazionali che non con i conflitti all'interno della comunità siriana stessa. Da un lato, questo è promettente. Il popolo siriano ha convissuto in pace nel corso della storia, e può tornare a farlo. D'altra parte, i conflitti regionali che hanno travolto la Siria vanno affrontati al fine di creare le condizioni per una pace duratura.

 

Ginevra II, per poter gettare le basi per la pace nella regione,  deve garantire la partecipazione inclusiva di tutte le parti del conflitto, sia all'interno della regione che oltre. È particolarmente degno di nota il recente accordo tra l'Iran e i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania, per raggiungere un consenso sul programma nucleare iraniano. Questo accordo interinale dà al mondo la grande speranza che il periodo prolungato di grave sfiducia tra l’Iran e altre nazioni della regione e oltre possa ora essere seguito da una nuova era di fiducia e persino di cooperazione. Il successo di questo nuovo accordo potrebbe inoltre fornire la base essenziale per una pace duratura in Siria, cosa che avverrebbe anche nel caso di un passo avanti nei negoziati di pace israelo-palestinese in corso, facilitati dagli Stati Uniti.

 

Sono questi, perciò, i presupposti di una pace duratura: la cessazione immediata della violenza; l'avvio della ricostruzione; il dialogo tra le comunità; i progressi nella risoluzione di tutti i conflitti regionali; e la partecipazione di tutti gli attori regionali e globali al processo di pace di Ginevra 2. Essi forniscono una base di sicurezza e di ricostruzione su cui costruire una pace duratura. In Siria, inoltre, sono necessarie nuove forme politiche al fine di garantire la rappresentanza, la partecipazione, la riforma, la possibilità di parlare e la sicurezza per tutti i gruppi sociali. È necessaria anche una trasformazione politica. Non si tratta di un presupposto per porre fine alla violenza; piuttosto, andrà di pari passo alla cessazione della violenza e alla ricostruzione della fiducia.

 

Infine, come ha affermato Papa Francesco nel settembre dello scorso anno,1 in occasione di una veglia di preghiera per la pace:

 

Vorrei chiedere al Signore, questa sera, che noi cristiani e i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace! Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello, e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo non con lo scontro, ma con l’incontro!

 

1 Papa Francesco, Veglia di preghiera per la pace, 7 settembre 2013

 

Firmatari

 

S.Em. Jean-Louis P. Cardinal Tauran

S.Em. Georges M.M. Cardinal Cottier

S.Em. Roger Cardinal Etchegaray

S.E. Generale Gianalfonso d'Avossa

S.E. Mons. Antoine Audo

Rev. P. Miguel Angel Ayuno Guixot, MCCJ

S.E. Amb. Juan Pablo Cafiero

Prof. Wolfgang Danspeckgruber

Rev. P. Hyacinthe Destivelle, OP

Rev. Aleksej Dikarev

S.E. President Mohamed ElBaradei

Rev. Prof. José G. Funes, SJ

Prof. F. Russell Hittinger

Prof. Juan J. Llach

Prof. Joseph Maïla

 

S.E. Presidente Thierry de Montbrial

Prof. Miguel Ángel Moratinos

S.E. Amb. Pierre Morel

S.E. Presidente Romano Prodi

Prof. Jeffrey Sachs

S.E. Mons. Marcelo Sánchez Sorondo

S.E. Amb. Piotr V. Stegniy

Prof. Govind Swarup

S.E. Mons. Silvano M. Tomasi, CS

Prof. William F. Vendley

Dott. Thomas Walsh

Dott. Miguel Werner

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