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Dichiarazione del Dipartimento giuridico del Patriarcato di Mosca in merito all'entrata in vigore della legge ucraina n. 3894-IX "Sulla protezione dell'ordine costituzionale nell’ambito delle attività delle organizzazioni religiose"

In relazione all'entrata in vigore della legge ucraina n. 3894-IX del 20.08.24 "Sulla protezione dell'ordine costituzionale nell’ambito delle attività delle organizzazioni religiose", il Dipartimento giuridico del Patriarcato di Mosca segnala che questo atto legislativo contraddice grossolanamente le norme e i principi del diritto internazionale.

Innanzitutto, la legge n. 3894-IX introduce una procedura extragiudiziale per il divieto delle attività di un'organizzazione religiosa. Tale divieto è già stato imposto dai deputati alle attività della Chiesa ortodossa russa sul territorio dell'Ucraina (articolo 3 della legge). Pertanto, la Verkhovna Rada, senza una legittima procedura giudiziaria che implichi trasparenza, raccolta ed esame delle prove, partecipazione e il confronto delle parti in un processo giudiziario, ha deciso di vietare le attività della più grande confessione cristiana, dichiarandola "una continuazione ideologica del regime dello Stato aggressore, complice di crimini di guerra e crimini contro l'umanità" (paragrafo 1, articolo 3 della legge). Questa norma senza precedenti, che umilia la dignità di milioni di credenti, non ha analoghi né nel diritto internazionale né nella legislazione all’estero.

È importante notare che il divieto delle attività di un'entità giuridica è una misura estrema di intervento, che in una società democratica è preceduta da avvertimenti, multe e altre misure di sanzione amministrativa. Tutte queste misure di influenza sono state grossolanamente ignorate dal legislatore ucraino, che ha scelto la forma estrema di intervento nella vita delle comunità religiose.

La legge n. 3894-IX contraddice l'articolo 35 della Costituzione dell'Ucraina, secondo cui le organizzazioni religiose sono separate dallo Stato. Questo principio costituzionale implica il divieto di ingerenza statale nelle attività delle associazioni religiose, come affermato nell'articolo 5 della legge dell'Ucraina del 23 aprile 1991, n. 987-XII "Sulla libertà di coscienza e le organizzazioni religiose".

Il principio di "non ingerenza" significa principalmente l'autonomia delle organizzazioni religiose in materia di determinazione della propria struttura gerarchica e nella nomina (elezione) degli organi di governo. Le norme del diritto internazionale sanciscono esplicitamente e inequivocabilmente questo diritto delle organizzazioni religiose. Tuttavia, questo diritto è gravemente violato dalla legge n. 3894-IX, che, sotto minaccia di liquidazione, costringe la Chiesa ortodossa ucraina [COU] a modificare la sua struttura gerarchica sulla base di motivi formali di "affiliazione" con la Chiesa ortodossa russa. Inoltre, la Sezione II della nuova legge introduce una procedura vergognosa per le dichiarazioni pubbliche orali o scritte dei leader delle comunità religiose che dovrebbero rinunciare alla loro affiliazione gerarchica originaria, canonicamente stabilita.

La legge n. 3894-IX introcude nel Codice di procedura amministrativa dell'Ucraina una norma secondo cui, in caso di liquidazione di un'organizzazione religiosa affiliata alla Chiesa ortodossa russa, la sua proprietà viene trasferita allo Stato. Allo stesso tempo, l'articolo 9 della legge dell'Ucraina "Sulla locazione di proprietà statali e comunali" è integrato con una norma che obbliga gli enti statali a recedere prematuramente dai contratti di libero utilizzo o locazione con organizzazioni religiose che presentano segni di affiliazione alla Chiesa russa. Infatti, la nuova legge prevede la nazionalizzazione della proprietà delle organizzazioni religiose della Chiesa ortodossa ucraine se queste rifiutano di cambiare la loro affiliazione gerarchica.

Le norme della Legge n. 3894-IX sono paragonabili al Decreto del Consiglio dei Commissari del Popolo del 5 febbraio 1918, "Sulla separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa", che privò le associazioni religiose dei diritti di entità giuridica e dichiarò la loro proprietà "proprietà nazionale". L'adozione del Decreto, che violava gravemente i diritti dei credenti, portò a un massacro sanguinoso, alla chiusura forzata delle chiese, al loro trasferimento a rappresentanti di un gruppo scismatico creato dallo Stato ateo e al sequestro dei beni della Chiesa. Sono proprio queste le conseguenze a cui può portare la Legge n. 3894-IX.

Va anche notato che i motivi per la liquidazione delle organizzazioni religiose previsti da questa legge non resistono alle critiche. Ad esempio, secondo l'articolo 5 della legge, un'organizzazione religiosa è soggetta a liquidazione in caso di propaganda dell'ideologia del "mondo russo", che, a sua volta, è definita dalla nuova legge come una "dottrina neocoloniale russa" volta, tra le altre cose, a "espandere il territorio canonico della Chiesa ortodossa russa oltre il territorio della Federazione Russa". In effetti, il legislatore considera la diffusione di credenze religiose come motivo per la liquidazione di una comunità religiosa.

L'attuazione delle disposizioni della legge n. 3894-IX è affidata principalmente all'organo esecutivo statale che attua la politica statale nel campo della religione. Questo organo, in virtù delle disposizioni della nuova legge, non solo riconosce un'organizzazione religiosa come affiliata alla Chiesa russa, ma coordina anche le "relazioni, i collegamenti e le comunicazioni" delle comunità religiose ucraine con il Patriarcato di Mosca. Così, sul territorio dell'Ucraina, è stata fatta rivivere un residuo dell'era sovietica: uno speciale organo statale per gli affari religiosi, che durante i tempi dell'ateismo e della persecuzione della Chiesa coordinava la nomina dei vescovi, censurava le pubblicazioni ecclesiastiche e regolava la vita delle chiese fino al rilascio dei permessi per il suono delle campane. La rinascita di un simile organo statale è la prova del degrado della legislazione ucraina sulla libertà di coscienza.

In generale, mettendo fuori legge la Chiesa ortodossa russa, le autorità ucraine entrano in conflitto diretto con la sua intera pienezza, dimenticando che è impossibile vietare le attività della Chiesa in quanto confessione, poiché il suo status è determinato principalmente dalle ordinanze divine e solo secondariamente dalla legislazione statale.

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