Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca
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Metropolita Hilarion: “I cristiani sono la comunità più perseguitata al mondo”
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Il 24 giugno si è svolta presso il Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca la conferenza stampa: “La persecuzione dei cristiani: casualità o necessità?” durante la quale il metropolita Hilarion ha risposto alle domande dei giornalisti russi e stranieri.
Introducendo il tema, il metropolita ha menzionato la dichiarazione del Sacro Sinodo del 30 maggio dedicata alla situazione dei cristiani in diverse parti del mondo tra cui il Medio Oriente e l’Africa settentrionale. “Oggi l’attenzione di moltissime persone in tutto il mondo è fissa alla lamentevole situazione dei cristiani in molti paesi in cui costituiscono una minoranza. Secondo numerosi studi e le informazioni che riceviamo dalle fonti più diverse, i cristiani oggi rappresentano il gruppo religioso più perseguitato del pianeta”, ha detto. In particolare il presidente del Dipartimento si è riferito alle statistiche del sociologo e studioso delle religioni italiano Massimo Introvigne (dell’Organizzazione per la sicurezza e la collaborazione in Europa), che in una conferenza a Budapest il 2 giugno che ogni cinque minuti un cristiano perde la vita per la fede da qualche parte del mondo, e totalmente ogni anno 105.000 cristiani muoiono di morte violenta in seguito a conflitti interreligiosi.
Nell’ottobre del 2010 la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea è giunta alla conclusione che il 75 percento di tutti gli episodi di persecuzione per ragioni religiose nel mondo colpisce cristiani; ogni anno circa 170.000 cristiani soffrono a causa della fede.
Secondo le cifre dell’organizzazione caritatevole cristiana “Open door”, che dal 1988 monitorizza la situazione dei cristiani nel mondo, attualmente in vari paesi sono sottoposti a persecuzione circa 100 milioni di cristiani. “Perciò diventa evidente il fatto, che non può più essere negato, che proprio i cristiani sono oggi la comunità cristiana più perseguitata al mondo – ha affermato il metropolita. – Alcuni analitici confrontano la situazione odierna con le persecuzioni dei cristiani nei primi secoli della storia della Chiesa”.
Secondo la sua opinione, nei paesi in cui i cristiani rappresentano una minoranza manca totalmente un sistema che li difenda. Il metropolita si è riferito in particolare all’Egitto, dove “a partire dalla notte di capodanno non cessano i disordini nei pressi delle chiese cristiane, in particolare copte. Non per niente, nella dichiarazione del 30 maggio abbiamo definito l’Egitto come un paese in cui lo stato dei cristiani causa serie apprensioni”. Il metropolita Hilarion ha poi parlato della sua recente visita all’Università “Al Ashar” in Egitto, la più grande università islamica al mondo, dove ha potuto colloquiare col rettore, gli insegnanti e gli studenti. L’università promuove l’islam moderato, la tolleranza e il dialogo interreligioso.
Si è poi parlato dell’esempio positivo dell’islam in Russia, dove cristiani e musulmani convivono pacificamente da diversi secoli.
Informazioni relative a persecuzioni e discriminazioni nei confronti dei cristiani giungono anche dal Sudan, Afganistan, Pakistan, Irak, Iran, da diversi paesi del Sudest asiatico, in particolare Indonesia, Corea del Nord, Bangladesh. “Il Pakistan è in vigore la legge contro la bestemmia che spesso viene utilizzata per coprire le persecuzioni contro i cristiani”, ha detto il metropolita. Quanto all’Irak, “si riportano statistiche contraddittorie, ma è evidente che dei cristiani che abitavano il paese prima della caduta del regime di Sadam Hussein, è rimasta meno della metà, tra quanti sono morti e quanti sono stati costretti ad abbandonare il paese”. L’esodo dei cristiani da terre in cui hanno vissuto per secoli, secondo il presidente del Dipartimento, è un fenomeno evidente: “In sostanza è in questione l’esistenza stessa del cristianesimo in regioni in cui la Chiesa ha esercitato il proprio ministero per interi secoli, convivendo pacificamente con i musulmani e i fedeli di altre religioni”.
“L’islam è una religione pacifica – ha proseguito. – Nel corano si parla apertamente del dovere di rispettare i fedeli delle altre religioni, in particolare delle religioni della Scrittura, cioè il giudaismo e il cristianesimo”.
Negli ultimi tempi diverse organizzazioni internazionali (come il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa) si sono pronunciate sull’acutizzarsi delle persecuzioni contro i cristiani in vari paesi del mondo. “Non possiamo però limitarci alle sole dichiarazioni o espressioni di cordoglio; dobbiamo prendere misure concrete”, ha aggiunto il metropolita. Secondo la sua opinione, occorre urgentemente organizzare un sistema di difesa dei cristiani dalle persecuzioni. A questo scopo occorrono innanzitutto strutture di informazione che si occupino del monitoraggio degli episodi di violenza commessi per odio religioso. Ogni caso di violenza e persecuzione dovrebbe essere oggetto di indagine giudiziaria, sia a livello nazionale che internazionale.
“E’ molto importante che i cristiani di tutte le tradizioni consolidino gli sforzi in difesa dei propri fratelli e sorelle in difficoltà – ha proseguito. – Oggi è importante anche la solidarietà a livello interreligioso, poiché il terrorismo, l’integrismo e il fondamentalismo sono problemi comuni e sfide che si pongono a tutte le religioni che predicano la pace e la coesistenza pacifica di persone diverse”.
Illustrando gli attuali sforzi in vista del consolidamento dei cristiani, il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato ha parlato dei dialoghi teologici che la Chiesa Russa intrattiene con le antiche Chiese orientali, la Chiesa Cattolica e numerose Chiese della Riforma. Tali dialoghi, tuttavia, allo stato attuale delle cose non sono più sufficienti: “il nostro primo compito oggi sta nel fondare un sistema di solidarietà intercristiano, lasciando in certo senso da parte le nostre diversità e concentrandoci su ciò che abbiamo di comune e su quanto concretamente possiamo fare per aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle che patiscono ingiustizia”.
Valutazione negativa il metropolita ha espresso dell’intervento militare americano e della NATO in Irak mettendo in rilievo, tra l’altro, le pesanti conseguenze di questi fatti per la locale popolazione cristiana, vista dai musulmani come collaborazionista degli occupanti.
Altri temi affrontati nella conferenza stampa, in risposta alle domande dei giornalisti, erano: la situazione dei cristiani in Kosovo e il rischio di totale abbandono per le chiese e i monasteri ortodossi nel paese; lo stato attuale della parrocchia ortodossa russa in Iran e del dialogo tra teologi ortodossi russi e teologi musulmani iraniani; i recenti episodi di scontri interetnici (e interreligiosi) tra i giovani a Mosca; l’azione comune di cristiani e musulmani in Egitto dopo l’episodio del 2 gennaio e l’importanza pedagogica dei leader religiosi per un’educazione alla pace e alla tolleranza.
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