Metropolita Hilarion: Creare un ambiente favorevole per gli immigrati è un obiettivo comune della Chiesa e dello Stato
L’8 febbraio 2015 ospite della trasmissione "La Chiesa e il mondo", che il metropolita Hilarion di Volokolamsk conduce sul canale televisivo "Russia-24" è stata Tatyana Alekseevna Bazhan, capo del Dipartimento per l'integrazione del Servizio federale per l’immigrazione della Russia.
Metropolita Hilarion: Cari fratelli e sorelle, buongiorno! State guardando la nostra trasmissione "La Chiesa e il mondo." Oggi parleremo della collaborazione tra Chiesa e Stato nel lavoro con gli immigrati. Ho qui un ospite, il capo del Dipartimento per l'integrazione del Servizio federale per l’immigrazione della Russia, Tatyana Alekseevna Bazhan. Buongiorno, Tatyana Alekseevna.
T. Bazhan: Buongiorno. Il problema del lavoro con gli immigrati è di grande attualità ed è un problema che riguarda i rapporti tra Stato e Chiesa. Negli ultimi anni, la Russia costituisce una prospettiva attraente per la popolazione di molti Paesi. Nel nostro Paese c’è un gran numero di immigrati. Alcuni anni fa (nel 2010) il Servizio federale per l’immigrazione si è reso conto che non è sufficiente limitarsi a curare la documentazione degli immigrati o a prendere misure restrittive: vietare l’ingresso a qualcuno, deportare qualcun’altro, infliggere ammende e così via. Per l’inserimento e l’integrazione molto importante è la componente umanitaria.
Quando gruppi consistenti di popolazione parlano una lingua straniera e appartengono a una cultura straniera, importante è che queste persone possano avere l'opportunità di integrarsi organicamente nel nostro spazio culturale, sociale e spirituale. E per questo, naturalmente, occorre fare un grande lavoro. Questo tipo di attività, che ha lo scopo di promuovere l'integrazione, in collaborazione con il Servizio federale per l’immigrazione, in Russia ha avuto inizio alcuni anni fa. Ci siamo resi conto che questo lavoro non ha ancora il supporto legislativo necessario. Pertanto, i contatti con la società civile sono stati molto importanti.
Noi lavoriamo con una varietà di associazioni nazionali, pubbliche e religiose. Va notato che il più gran sostegno e comprensione nella nostra attività l’abbiamo avuto da parte della Chiesa ortodossa russa.
Nel 2013, il Servizio federale per l’immigrazione e la Chiesa ortodossa russa hanno firmato un accordo di cooperazione: si tratta di una collaborazione, prima di tutto, riguardo all’inserimento e l'integrazione dei cittadini stranieri nella Federazione Russa. Nel quadro di questo accordo, è stata costituita una commissione mista della Chiesa ortodossa russa e del nostro servizio. Da parte della Chiesa, la commissione è guidata dal capo del Dipartimento sinodale per il dialogo tra Chiesa e società, l'arciprete Vsevolod Chaplin. La Commissione è stata in grado di organizzare il lavoro, non solo a livello dei contatti di carattere generale a Mosca, ma anche nelle regioni, il che per noi è molto importante.
Ad oggi, ci sono 39 corsi di lingua russa che sono stati aperti grazie all’iniziativa e al sostegno della Chiesa ortodossa russa. Molte diocesi hanno aderito e ci vengono incontro. Ma organizzare questi corsi non è facile. I fondi pubblici per queste attività non vengono assegnati. Questa forma di insegnamento avente per scopo l’inserimento degli immigrati e le altre attività didattiche di questo settore non sono ancora previste dalla nostra legislazione.
Le varie organizzazioni religiose ci aiutano a trovare i locali e gli insegnanti qualificati. Perciò questo lavoro è molto importante. Non per niente, ad oggi in diverse regioni russe i nostri enti territoriali hanno stipulato più di una settantina di accordi di cooperazione, in questo particolare settore, con le diocesi della Chiesa Ortodossa.
Metropolita Hilarion: Vorrei soffermarmi su alcuni argomenti da Lei sollevati. Prima di tutto, Lei ha iniziato col dire che la Russia negli ultimi anni è diventata molto attraente per persone provenienti da diversi Paesi. Questa grande ondata di immigrati è costituita, prima di tutto, dai cosiddetti immigrati per lavoro, persone che vengono da noi per trovare lavoro dagli Stati dell'Asia centrale: Uzbekistan, Tagikistan e altre ex repubbliche dell'Unione Sovietica. Vengono qui per periodi lunghi, per guadagnare soldi, che poi inviano alle loro famiglie. A costoro, certamente, occorre un’integrazione, perché molti di loro, soprattutto le giovani generazioni, non parlano il russo.
T. Bazhan: Sì, purtroppo è così.
Metropolita Hilarion: Qui la Chiesa e lo Stato hanno la possibilità di agire insieme, e Lei ha fatto alcuni esempi di tale cooperazione.
La Chiesa partecipa a questo lavoro non allo scopo di convertire i musulmani al cristianesimo. Non abbiamo alcun intento di proselitismo. La Chiesa e lo Stato hanno uno scopo comune: che tutti nel nostro Paese vivano in pace e armonia. E la pace e l'armonia si ottengono quando le persone si capiscono reciprocamente, quando gli immigrati, in certo modo, entrano nella lingua e nell'ambiente culturale del popolo che li ospita, ne capiscono i principi, le norme e le regole; quando capiscono che cosa per noi è sacro, e lo rispettano, pur appartenendo a un’altra religione.
Il lavoro per l'integrazione degli immigrati in questo senso è molto importante non solo per lo Stato, ma anche per la Chiesa. Cioè, noi non vogliamo convertire tutti all'ortodossia, il nostro obiettivo è quello di creare uno sfondo positivo, amichevole, sul quale, senza alcuna minaccia per i nostri fedeli, possano svilupparsi nella pace le diverse confessioni religiose.
Recentemente, in un’altra puntata di questa stessa trasmissione, ne ho parlato con il mufti di Mosca, ed abbiamo discusso in particolare la questione dell’ignoranza nella sfera religiosa. Purtroppo, quest'ignoranza esiste realmente, perché le persone che vengono nel nostro Paese al solo scopo di guadagnare non si sforzano di comprendere la cultura del nostro popolo, le sue tradizioni e costumi, di imparare il russo. Il nostro obiettivo comune è quindi quello di aiutarle a superare questa barriera culturale, creando un ambiente favorevole per tutti, compresi gli immigrati.
T. Bazhan: Sono perfettamente d’accordo.
Metropolita Hilarion: C’è poi un altro gruppo di immigrati, soprattutto dall'Estremo Oriente, quelli che vengono in Russia dalla Cina. Anche queste persone arrivano nel nostro Paese soprattutto per lavoro, a volte per essersi sposati con cittadini russi, e anche loro dobbiamo aiutare ad integrarsi.
Nelle riunioni del Consiglio Supremo della Chiesa abbiamo spesso parlato dell'integrazione degli immigrati. Su incarico del Patriarca, abbiamo realizzato un manuale per gli immigrati provenienti dalla Cina. Non è un libro di catechismo, né un manuale di storia della Chiesa. Si tratta di un testo che parla soprattutto del nostro Paese e della sua cultura, che si basa sui valori cristiani, e del ruolo della Chiesa nella vita culturale, sociale e politica della Russia.
T. Bazhan: Dal 1 gennaio di quest'anno, tutti i cittadini stranieri che intendono svolgere attività lavorative sul territorio del nostro Paese, così come i cittadini stranieri che desiderano ottenere un permesso di soggiorno temporaneo o definitivo, sono tenuti a sostenere un esame di lingua russa, storia russa e basi della legislazione della Federazione russa. Perciò è molto importante e di grande attualità che sia stato preparato questo manuale, tanto più, rivolto a un particolare gruppo etnico.
Non molto tempo fa, sotto l'egida del Dipartimento sinodale per il dialogo tra Chiesa e società, è stato realizzato un altro libro, più universale e orientato a quegli immigrati che svolgono i lavori più umili, ai quali Lei si è già riferito (provenienti soprattutto dall’Asia centrale e dal Caucaso). I primi corsi di russo per immigrati, realizzati in collaborazione con la Chiesa, sono iniziati nella regione di Stavropol. Al primo corso per immigrati quelli che si sono iscritti appartenevano a diverse confessioni cristiane. Ma poi è venuto un grande gruppo di cittadini dell'Afghanistan, musulmani. E hanno frequentato questi corsi con gran profitto.
Metropolita Hilarion: Nessuno ha tentato di convertirli all’Ortodossia…
T. Bazhan: Nessuno. Questi corsi non sono un’attività missionaria. Si tratta realmente di una formazione culturale e gli studenti, che restano musulmani (durante le lezioni nessuno cerca di ingerirsi nel loro mondo spirituale interiore), apprendono che la Russia non è una strana entità politica, nata come un fungo vent'anni fa, ma un Paese con una cultura grande e originale, che conta più di mille anni. Il nostro Paese è una comunità di un numero enorme di popoli che vivono sul suo territorio.
Eminenza, Lei si è riferito a un punto molto importante: se non si conosce la lingua e non si è in grado di penetrare profondamente nello spazio comunicativo della società di accoglienza, non si può neanche conoscere bene le leggi e difendere i propri diritti in modo adeguato ed efficace…
Metropolita Hilarion: Ora nel nostro Paese è comparso un altro grande gruppo di immigrati: i rifugiati dalle regioni orientali dell'Ucraina. Naturalmente, noi ci auguriamo che, quanto prima possibile, si creino le condizioni necessarie affinché essi possano tornare alle loro case. Ma dobbiamo anche renderci conto che alcuni di loro probabilmente resteranno.
Questi ucraini non devono adattarsi alla nostra cultura, perché in certo modo già appartengono ad essa. Da un lato, essi trovano qui lo stesso spazio culturale e spirituale del loro Paese, ma d'altra parte hanno bisogno anch’essi di un’integrazione. Per quanto riguarda i rifugiati, cerchiamo innanzitutto di creare le condizioni per la loro sopravvivenza, perché possano passare l'inverno, i bambini non si ammalino, possano avere abbastanza da mangiare, un tetto sopra la testa… Anche qui è necessaria un’interazione tra la Chiesa e lo Stato. Ciò è particolarmente vero per le regioni di confine, dove le nostre diocesi sono direttamente coinvolte nel lavoro per assistere i rifugiati. Naturalmente, lo Stato può contribuire soprattutto in termini materiali, e la Chiesa sul piano spirituale.
A questo proposito, c’è un altro punto importante. Ogni migrazione è associata a uno stress psicologico. E oltre al fatto che dobbiamo aiutare le persone a imparare la lingua russa (se non la conoscono) e a conoscere la nostra cultura (se non hanno familiarità con essa), dobbiamo anche aiutarle a superare lo stress dovuto al cambiamento di condizioni di vita, di livello di vita, quando qualcuno può ritrovarsi in un ambiente non proprio ospitale o confortevole. Se vogliamo che le difficili condizioni di vita degli immigrati non generino situazioni di conflitto e che queste persone, che per varie circostanze si trovano oggi nel nostro Paese, non siano spinte sulla strada della criminalità, occorre un serio lavoro congiunto della Chiesa e lo Stato. E tale lavoro è già in corso.
Lei ha citato esempi di cooperazione tra il Servizio federale per l’immigrazione e il Dipartimento sinodale per il dialogo tra Chiesa e società. Il lavoro con gli immigrati è una delle responsabilità dirette di questo Dipartimento sinodale. Ma in questo lavoro occorre coinvolgere tutte le forze sane della Chiesa e della società. Un solo Dipartimento della Chiesa non può fare tutto questo lavoro, che consiste in un sostegno, sia spirituale che materiale, di milioni di persone, venute in Russia da Paesi diversi.
T. Bazhan: Vorrei fare qui l’esempio di un altro Dipartimento sinodale della Chiesa, quello che si occupa delle questioni missionarie, guidato dal metropolita Ioann (Popov). Nella città di Belgorod è stato fondato un centro di informazione e integrazione per gli immigrati, che si occupa attivamente anche dei rifugiati provenienti dall’Ucraina. C’è poi la regione di Stavropol. Grazie alla collaborazione tra il nostro ufficio locale in questa regione della Federazione Russa e l'Arcidiocesi metropolitana di Stavropol, la regione partecipa al programma statale di sostegno al reinsediamento volontario dei connazionali che vivono all'estero. Attualmente, circa un migliaio di nostri connazionali etnici che hanno la cittadinanza di altri Paesi, compresa l'Ucraina, hanno presentato richiesta di partecipazione a questo programma. Questo programma statale è un meccanismo volto non solo al ritorno in patria, ma anche alla piena integrazione e all’ottenimento della cittadinanza per quei connazionali che desiderano diventare cittadini russi.
Metropolita Hilarion: Grazie, Tatyana Alekseevna, di essere stata ospite del nostro programma. Attraverso di Lei vorrei ringraziare il Servizio federale per l’immigrazione per la nostra fruttuosa cooperazione, che non è solo parola morta, scritta negli accordi firmati, ma viene realizzata autenticamente su base giornaliera.