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La Chiesa serba ha protestato contro la deportazione dalla polizia kosovara dell’igumeno pluriennale del monastero di Devina Voda

Servizio di comunicazione del DECR, 22.10.2023. Il 20 ottobre 2023, la diocesi di Raška e Prizren della Chiesa ortodossa serba ha informato sulla deportazione, avvenuta questo giorno, dal territorio di Kosovo e Metochia del protosinchello Fotije (Kostrovskij), il quale da tredici anni è il l’igumeno del monastero di Devina Voda in municipio di Zvechan al nord del paese.

Secondo le leggi del Kosovo, padre Fotije, un cittadino della Macedonia del Nord, come anche altri sacerdoti della diocesi di Raška e Prizren che non hanno i documenti kosovari, ogni anno negli ultimi cinque anni faceva domanda per il permesso di soggiorno ed egli regolarmente e senza problemi riceveva il rinnovo del permesso. Dieci giorni fa, il sacerdote ha superato con successo il testo, preparato dal Ministero degli interni del Kosovo, e il 20 ottobre egli aveva l’appuntamento nel Dipartimento per gli affari degli stranieri e dell’immigrazione a Priština, dove il protosinchello Fotije (Kostrovskij) doveva ricevere la carta d’identità temporanea kosovara con il permesso di soggiorno per i prossimi cinque anni. Come anche altri sacerdoti della diocesi che si rivolgono per i documenti kosovari egli si è sottoposto a questa procedura sotto il coordinamento dal gruppo di osservatori dell’OSCE, i cui rappresentanti erano presenti all’appuntamento di padre Fotije.

Tuttavia, invece di rilasciargli i documenti, i rappresentanti della polizia kosovara hanno avvisato il sacerdote che la sua richiesta è stata respinta. Anche se padre Fotije aveva il permesso di soggiorno valido fino all’11 novembre dell’anno corrente, gli hanno detto che lui deve essere immediatamente arrestato e in seguito deportato dal Kosovo perché tutti i suoi documenti precedenti che gli davano il diritto di soggiornare sul territorio sono stati annullati e la sua ulteriore permanenza in Kosovo sarà illecita. Poi è stato detto che lo possono deportare senza un arresto ufficiale. Nel documento consegnato all’igumeno del monastero di Devina Voda sono citati gli articoli della legge che concernano i “motivi della sicurezza nazionale”, senza citare qualsiasi delitto o altro reato perché il protosinchello Fotije non aveva problemi con la legge. L’igumeno è stato costretto a firmare la notifica di diniego della richiesta per il permesso di soggiorno e dell’annullamento del diritto di soggiorno ulteriore. Dopo di che hanno perquisito lui e la sua auto in cui egli è venuto. A padre Fotije non hanno dato il permesso di tornare nel monastero per prendere le cose personali, e dopo alcune ore egli è stato deportato con il divieto di tornare in Kosovo nei prossimi cionque anni.

Non sono riusciti ad ottenere le spiegazioni dei reali motivi della deportazione neanche i rappresentanti dell’OSCE né quelli della missione speciale dell’UE in Kosovo (EULEX).

La diocesi di Raška e Prizren della Chiesa serba ha espresso la sua forte protesta in occasione di questo evento senza precedenti e l’ha chiamato un caso “di una aperta persecuzione per i motivi religiosi e nazionali e della violazione dei diritti religiosi”.

“Si tratta di una crudele, arbitraria ed extragiudiziale espulsione di un chierico dal Kosovo, che gli ha impedito di svolgere la sua missione ecclesiale, il che è un aperto esempio della violazione dei diritti umani e dei diritti religiosi, particolarmente secondo l’articolo 7А.3 della legge sulle “libertà religiose in Kosovo” in cui si dice che “non ci sarà il divieto arbitrario per l’ingresso o il soggiorno dei sacerdoti, chierici, monaci e monache e dei visitatori”, si sottolinea nella dichiarazione. La dichiarazione menziona un caso simile successo qualche anno fa: allora, c’è stato il tentativo di espellere un monaco, ma la situazione è stata risolta con successo grazie all’intervento del Ministero degli interni del Kosovo.

Come afferma la dichiarazione della diocesi, “con questo atto crudele, gli istituti kosovari, senza spiegare i motivi, hanno impedito al monastero, in cui padre Fotije faceva il suo servizio, di funzionare, e infatti è cominciata un’aperta persecuzione del clero e dei monaci della nostra Chiesa in Kosovo e Metochia, il che peggiora la situazione interetnica e interreligiosa” su questo territorio.

 

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