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«Avere o essere ? L’influenza della rivoluzione sessuale sul cambiamento del clima morale e dei rapporti socio-economici nel mondo contemporaneo » - Intervento del metropolita di Volokolamsk Hilarion alla conferenza intercristiana sui problemi della famiglia a Kaunas (Lituania) il 10 gennaio 2011

Nella società di oggi si nota  un’attenzione esagerata verso la vita sessuale. Secondo alcuni la sfera sessuale sarebbe quasi la più importante nella vita di una persona. Capita spesso di sentir dire che un uomo e una donna devono costruire una famiglia in base a un’ ”intesa sessuale”: concetto creato appositamente da determinati gruppi per scopi commerciali. Da qualche tempo la sessualità e tutto ciò che la riguarda sono oggetto di commercializzazione e sono merce richiesta sul mercato globale.

Oggi il mercato sfrutta al massimo la sessualità, suscitando un interesse smisurato verso questo aspetto per ricavarne degli utili. E’ chiaro che l’idea dello sviluppo permanente dell’economia di mercato è in contrasto con lo stile tradizionale, basato su una visione religiosa che pone  delle regole nei rapporti tra i sessi. Dal punto di vista della Chiesa, la sessualità della persona deve realizzarsi esclusivamente all’interno dell’unione coniugale tra un uomo e una donna; un’unione che ha tra le sue principali finalità la nascita dei figli. Qualsiasi manifestazione della sessualità al di fuori del matrimonio, secondo il punto di vista cristiano, è amorale, poiché la vita morale presuppone un comportamento casto e il dominio di sé.

Viviamo in una società basata sul concetto di uno sviluppo economico costante.  Chi ha inventato questo concetto è convinto che questa sia la soluzione di tutti i problemi, ma è evidente che l’economia mondiale non può svilupparsi all’infinito. Il mercato di prodotti e di servizi nell’Europa attuale è già saturo, ma per crescere avrebbe bisogno di allargarsi ancora.

Dappertutto vediamo anche che il mercato tenta di entrare in ambiti che finora non gli sottostavano, quali la fede, la cultura, la morale, i sentimenti patriottici. Nella situazione attuale, il mercato cerca di trasformare tutto in  merce da vendere o di usare  ogni cosa come mezzo per stimolare la brama di consumo. Grazie alla pubblicità le organizzazioni commerciali tentano di suscitare nei consumatori un’insaziabile quanto illusoria esigenza di «essere a quel livello». In altre parole, il mondo contemporaneo vede scontrarsi i due paradigmi di Erich Fromm : «essere» o «avere».

Secondo la morale cristiana tradizionale, la persona è chiamata da Dio al dono di sè, al sacrificio. Secondo san Paolo «Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Gal. 5, 14). Questo amore non è possibile senza il sacrificio di sè, che porta la vera realizzazione personale, cioè l’essere vero nel significato cristiano.  Dio è l’Essere Vero proprio perché è Amore (1 Gv. 4,8), perché dà vita a tutto ciò che esiste, sostiene e rafforza il Suo creato, gli dona il Suo Amore. Il mistero della redenzione del genere umano, culminato nel Cristo, ha manifestato in pienezza questo amore divino con l’offerta volontaria del Figlio di Dio come vittima di espiazione per i peccati del mondo.

Per un cristiano, quindi, essere significa donarsi, sacrificare se stessi. Avere, invece, presuppone una limitazione del dono, una rinuncia all’essere vero in vista del quale l’uomo è stato creato. Avere è accumulare passivamente, consumare, essere concentrati egoisticamente sul raggiungimento di ciò che soddisfa, che piace o che si sente: in pratica, compiacersi del proprio «ego». In quest’ottica, i prossimi possono apparire un  ostacolo, un intralcio nel raggiungimento di ciò che si considera il proprio bene, perché i prossimi sottraggono del tempo prezioso che si potrebbe dedicare a ciò che piace. Si capisce che questo atteggiamento priva la persona del suo vero essere, la chiude nella sfera delle sue sensazioni, la esclude dal contesto sociale e quindi dal mondo. Non è forse questa la radice di quel malato individualismo che è diventato ormai una delle caratteristiche fondamentali della nostra epoca?

Questo atteggiamento genera a sua volta una serie di problemi sociali […]. Lo sfruttamento della sessualità umana a fini di lucro, nonostante sia perseguito per legge, oggi è ben organizzato, ha allargato la sua sfera di influenza sugli strati sociali più alti, possiede potenti lobbies nelle strutture politiche di molti stati del mondo, è mosso da una precisa ideologia, appositamente elaborata da persone scelte.

In alcuni paesi occidentali, inoltre, si considerano legali cose che fino a poco fa si reputavano perversione sessuale. […] Alle elezioni parlamentari in Olanda, per esempio, si è presentato un partito, il « Partito per l’amore al prossimo, la libertà e la diversità », che propagandava la libera vendita della droga, l’abrogazione del divieto di pedofilia e il divieto di qualsiasi educazione religiosa. Per fortuna, solo il 3% della popolazione ha votato questo partito. […]

Nelle società tradizionali la morale sessuale era molto severa. Le leggi di alcuni nostri paesi lo testimoniano: lo Stato limita, per esempio, la diffusione della pornografia, proibisce la vendita di materiale pornografico ai minori, persegue per corruzione di minori il contatto sessuale con minorenni. Ma il capitale finanziario tenta comunque di allontanare questi limiti in nome della libertà e dei diritti umani. […]

Il cristianesimo invita alla rinuncia, all’equilibrio, al dominio di sé: in questo senso esso rappresenta un freno alla crescita incontrollata del consumo su cui si basa l’economia di mercato. Per questo molti vorrebbero separare il cristianesimo dalla vita della società.

Se il mito dello sviluppo irrefrenabile dell’economia di mercato (mito che, tra l’altro, è entrato spontaneamente anche nella fraseologia del moderno movimento ecumenico, ad esempio, del Consiglio mondiale delle Chiese) entro qualche anno non fallirà, potremmo essere testimoni di un «allargamento dei diritti e delle libertà della persona» a scapito delle norme morali del comportamento dell’uomo nella società. Gruppi con interessi finanziari stanno cercando di eliminare l’influenza dell’etica cristiana dall’ambito dell’economia e degli affari, sottomettendo questi ambiti a una regola fondamentale del mercato, per cui la domanda deve precedere l’offerta. Stanno anche tentando di emancipare l’ambito dello sfruttamento della sessualità umana da qualsiasi controllo sociale soprattutto facendo in modo che le Chiese  non esprimano pubblicamente il proprio pensiero.

Cosa possiamo fare noi cristiani per opporci a queste correnti? Noi, che abbiamo spesso pensieri diversi non solo nelle questioni teologiche, ma anche in quelle antropologiche? Dobbiamo avere chiaro che cosa si nasconde dietro la maschera della liberalizzazione della dottrina cristiana, dell’alleggerimento del suo insegnamento morale. Perchè proprio questo ambito della teologia cristiana è stato oggetto di vari esperimenti e relativizzazioni in diverse chiese protestanti e comunità in Occidente e non un altro ambito? In sostanza, mi chiedo, perchè in queste comunità si sono modificate le norme morali? Che forze ci sono dietro queste decisioni, che finalità hanno? Se in una comunità che si definisce cristiana degli omosessuali dichiarati sono eletti “vescovi”, se si benedicono le unioni unisessuali, se si rivedono le norme bibliche fondamentali che riguardano il matrimonio, la famiglia e la sessualità, possiamo dire che questa comunità è una chiesa? E’ sale che ha perso il sapore, che non è più salato e «A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini»  (Mt 5,13).

Se osserviamo bene, la stampa secolarizzata non colpisce le comunità cristiane che stanno modificando le norme morali, ma quelle che stanno cercando di mantenere le norme tradizionali.  Che intenzioni hanno le campagne di informazione dei mass-media, sistematicamente volte a discreditare le Chiese tradizionali e i loro sacerdoti? La risposta è chiara: ci sono forze che tentano di spezzare l’autorità della Chiesa, di allontanarla dal controllo del comportamento morale, di toglierle il ruolo di mater et magistra, di un’istituzione che diffonde e interpreta i principi etici di comportamento sociale basati sulla Rivelazione delle Scritture. Nelle nostre società infatti non ci sono altri organismi che lo fanno: il parlamento, il governo, l’Accademia delle Scienze non hanno autorità morale. Come può andare a finire una società senza punti di riferimento morali, in cui ognuno decide da solo ciò che è bene e ciò che è male? Mi pare chiaro che quando un popolo abbandona le norme morali tradizionali inizia l’autodistruzione a livello sia etico che etnico, fino a trasformarsi in una massa di individui asociali.

Il dilemma « essere o avere » è una sfida che l’umanità deve porsi. L’idea di avere tutto e di non rinunciare a nulla è il suicidio di un popolo. Il mercato non è mai stato e non può essere la forza motrice dello sviluppo umano. […]

Nella situazione attuale noi cristiani siamo chiamati a collaborare intensamente per rispondere a queste sfide. Sarebbe ingenuo pensare che esse scompariranno da sè: ci sono troppi interessi che vogliono marginalizzare la religione. Riusciremo a gestire queste minacce solo se uniremo gli sforzi. E’  indispensabile per la sopravvivenza dei nostri popoli, perchè in alcune nazioni la liberalizzazione della morale sessuale sta già portando cali demografici notevoli.  Le comunità cristiane non devono essere conniventi con le correnti liberali in questo campo. Al contrario, oggi più che mai è necessario difendere la morale cristiana tradizionale, compreso il concetto tradizionale del matrimonio e della famiglia. In questo caso, un compromesso con lo spirito di questo mondo non è altro che un compromesso col diavolo.

La Chiesa Ortodossa Russa è disponibile a dare, come dice san Paolo, «la sua destra in segno di comunione»  (Gal. 2,9) a tutti i fratelli e le sorelle in Cristo che condividono la preoccupazione per le sorti del cristianesimo e di tutta la società mondiale.

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